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del 22 novembre 2001

Vitamine vendute a prezzo doppio:
multe da record

di Attilio Moro

BRUXELLES — Hanno illecitamente estorto danaro ai consumatori. Ai malati, agli ospedali, alle casse dei ministeri della sanità di mezzo mondo. Ed ora devono pagare. A incastrarli è stato Mario Monti, commissario dell’Unione Europea. Ha dovuto superare mille ostacoli: i governi gli davano informazioni con il contagocce, gli americani hanno cooperato di malavoglia, e per quanto bizzarro possa sembrare, quelli che più hanno collaborato sono stati proprio loro, i colpevoli. Ma alla fine Monti ce l’ha fatta.

E ieri ha potuto annunciare di avere inflitto la più grande multa della storia europea ad un gruppo di compagnie farmaceutiche per avere stretto accordi di cartello (proibiti dal trattato europeo) intesi a tenere artificialmente alto il prezzo delle vitamine. «Si tratta del cartello più dannoso sul quale la Commissione abbia mai investigato», ha detto Monti.

La motivazione

Si tratta, in realtà, di un crimine, per i suoi risvolti etici: le vitamine, di cui le compagnie «aggiustavano» il prezzo, sono «elementi vitali dell’alimentazione e essenziali per la crescita e il mantenimento della vita», dice Monti nella sua motivazione. E ciò spiega l’ammontare della multa: 856 milioni di euro, pari a quasi 2mila miliardi di lire.

A pagare di più saranno i più colpevoli:

Hoffman La Roche (Svizzera) — 462 milioni di Euro (894 miliardi di lire)

Basf (Germania) — 296 milioni di Euro (573 miliardi di lire)

Takeda Chemical Industries (Giappone) — 37,05 milioni di Euro (72 miliardi di lire)

Dallchi (Giappone) — 13,23 milioni di Euro (25 miliardi di lire)

Eisai (Giappone) — 13,23 milioni di Euro (25 miliardi di lire)

Merk (Germania) — 9,24 milioni di Euro (18 miliardi di lire)

Solvay (Belgio) — 9,1 milioni di Euro (17 miliardi di lire)

Aventis (Francia) — 5,4 miliardi di Euro (10 miliardi di lire)

Per altre cinque compagnie, che pure avevano aderito alla banda delle vitamine (quasi tutte giapponesi), il reato è caduto in prescrizione, essendosi queste ritirate dal cartello 5 anni prima che iniziasse l’indagine della Commissione.

La capofila era La Roche: è stata la compagnia svizzera – che detiene il 50% del mercato mondiale delle vitamine – a ideare e mettere in atto una serie di accordi per la spartizione dei mercati secondo quote stabilite a tavolino e per mantenere, con l’accordo delle altre, i prezzi di vendita al livello più alto possibile. Il tutto veniva regolato nel corso di incontri mensili tra i rappresentanti delle varie compagnie.

Si trattava, insomma, di una specie di Opec, con la differenza che invece che il petrolio, il cartello vendeva vitamina A, E, B1, B2, B5, B6, C, D3, Biotina, Acido folico, Betacarotene… Con profitti illegali altissimi, visto che quando il cartello si è sciolto tra il ’95 e il ’98), le vendite in Europa della vitamina C sono passate – si legge nella motivazione di Monti – da 250 a 120 milioni di dollari l’anno: la differenza è l’equivalente dell’estorsione realizzata dalle compagnie, soltanto sul mercato della vitamina C. L’indagine della Commissione europea era scattata oltre due anni fa, quando la banda delle vitamine – sostanzialmente le stesse compagnie, Roche in testa – entrò nel mirino dell’Antitrust americano, che poi le condannò ad una multa ancora più gigantesca: 2,1 miliardi di dollari ( oltre 4 mila miliardi di lire) finora, e non è ancora finita. Ma Monti ha dovuto ricostruire la megatruffa europea tutto da solo.

L’aiuto dei pentiti

È stato aiutato soprattutto dalla Avensis, che ha ottenuto una sostanziosa riduzione della multa per il buon comportamento tenuto. Ora le compagnie incriminate hanno due strade: o pagare subito, o ricorrere alla Corte europea. Ma in questo caso dovranno offrire garanzie bancarie per l’ammontare stabilito e pagare, in caso (molto probabile) di condanna, multe e interessi. La Roche ieri ha sentito il bisogno di salvare, per quanto possibile, la faccia. «Inviamo 8 mila dirigenti l’anno a corsi di formazione sulle leggi dell’Antitrust europeo», ha detto un suo portavoce. Per imparare a eluderle meglio?


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