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del 22 dicembre 2000

Il magistrato parla di incompetenza o malafede.
Un incubo durato quattro anni

Abusi sulla figlia, assolto
E il pm accusa la psicologa

di Emilio Randacio

MILANO. L'incubo giudiziario di un tassista milanese e della sua famiglia è terminato ieri poco dopo le 17, quando la quinta sezione del tribunale milanese ha pronunciato la parola «assoluzione».

Una storia iniziata quattro anni fa e che forse, stando a quanto emerso nel dibattimento per riconoscimento della stessa accusa, in presenza di una maggiore professionalità poteva concludersi felicemente molto prima senza traumi e ripercussioni per nessuno.

La vicenda inizia nel settembre del ‘96 quando la madre di una bambina di soli 3 anni si rivolge a un centro specializzato per denunciare un comportamento singolare della piccola. «Mia figlia ultimamente dice parolacce, nomina parti intime maschili, non riesco a capire l'origine di questo atteggiamento» spiega la donna. Quello che era un semplice sintomo si trasforma in pochi attimi in una denuncia fatta e finita. Una addetta del centro è convinta di avere la soluzione e non usa mezze frasi per farsi capire. «C'è un'unica soluzione – avrebbe detto alla madre – lei deve denunciare suo marito, se non lo fa lei lo faremo noi». Il fascicolo passa prima al Tribunale dei Minori che decide per un allontanamento cautelativo dalla famiglia della piccola e, poi, in procura dove il pm Pietro Forno indaga il padre-tassista per violenza carnale. Il 30 gennaio del ‘98 il Tribunale dei minori, su suggerimento della psicologa che segue la piccola, revoca la precedente decisione e riaffida la minore alla famiglia. L'esperta dichiara che la paziente è troppo sofferente e vuole solo tornare dai genitori. Ma una perizia richiesta dal pm Forno a una consulente della procura insinua un nuovo dubbio: «Il padre – sostiene un'altra psicologa – avrebbe nuovamente abusato della figlia». In attesa che l'iter processuale faccia chiarezza, il tassista si toglie dall'impaccio e decide di abbandonare la propria casa.

Ieri pomeriggio, al termine del processo, il pubblico ministero Tiziana Siciliano, che ha sostituito nel sostenere l'accusa il collega Forno, ha ribaltato le conclusioni dell'inchiesta chiedendo l'assoluzione per il tassista-imputato. Un'assoluzione per la Siciliano dovuta, un processo che si doveva evitare. Il nuovo pm ha anche identificato i responsabili di questa ingiustizia: il consulente dell'accusa, per la Siciliano, ha dimostrato «una totale incompetenza o malafede» nelle sue valutazioni sul caso. Non solo. «La sua perizia è semplicemente carta straccia» ha inveito il pubblico ministero. E la mancanza di professionalità sarebbe stata così evidente da parte della psicologa che il pm ha chiesto al tribunale di inviare gli atti in procura per indagarla per abuso d'ufficio o, in subordine, per violenza privata.


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